mercoledì 15 febbraio 2012

messaggio in bottiglia

ho ripensato con un po’ di commozione a questi tre anni.

alla prima volta che ti ho visto e stavi cominciando a perdere i capelli e ti mettevi sempre un cappello.
alla prima volta che mi hai parlato, o meglio, che hai parlato di me mettendo in guardia un cliente che voleva rubarmi il giornale.
a quando mi hai detto camilleri? quando io leggevo un piccolo sellerio. invece era zoo.
a quando mi hai detto che berlino era la città più bella del mondo. e io arrivavo da lì.
alla prima volta che abbiamo flirtato spudoratamente. e io non me la ricordo perché avevo bevuto troppo whiskey.
alla prima volta che abbiamo fatto l’amore, e tu mi hai preso in braccio, come mesi fa, ancora. e cercavi il letto e non sapevi dov’era.
a quando hai finto di aver perso il cellulare e mentre ti chiamavo tu già salvavi il numero. io il tuo numero l’ho salvato come ***. e non l’ho più cambiato.
alla prima volta che sono tornata al baretto, dopo la nostra prima volta. avevo scrittto compulsivamente sulla moleskine, in un altro bar. e poi sono entrata, e tu mi hai detto signorina t, bentornata.
a quando mi hai detto uhm, ho una mezza storia con qualcuna ed eravamo già nudi di nuovo.
a quando sei venuto a prendere il caffè. e mi hai detto possiamo essere buoni amici. e io mi sono seduta a cavalcioni su di te, baciandoti.
a quando sei venuto a pranzo, e io ti ho dato la pasta con il sugo bruciato e il tortino crudo.
a tutte le volte che ti ho guardato lavorare,
alla volta che qualcuno mi ha detto se non sapessi che è un anno che è finita, penserei che avete fatto sesso ieri, da come vi guardate. e avevamo davvero fatto sesso il giorno prima.
a tutte le volte che ti ho difeso. da chi ti voleva picchiare e avrebbe avuto ragione, dalle mie amiche che scuotevano la testa. da  te stesso e dal tuo essere, irrimediabilmente, un cazzone.
a tutte le volte che ti ho creduto. perché non ho bisogno di spiegazioni, di scuse, di balle, perché sei tu, e ti vedo per il cazzone che sei, e mi vedi per la cazzona che sono.
alla prima volta che sei tornato al baretto dopo l’apertura del nuovo locale. e io ho detto a una ragazza che poi è diventata una mia amica, ma lì non lo era ancora è bellissimo vederlo di nuovo qui.
al morso che ti ho dato sul labbro. alla schiena dolorante della volta che abbiamo fatto l’amore nell’androne, e a un certo punto  tu mi hai sdraiato sui gradini.
alla sera in cui mi hai incontrato fuori con *** e abbiamo flirtato spudoratamente. e io sono tornata a casa e ti ho chiamato, e c’era occupato, perché mi stavi chiamando. e quando mi hai risposto mi hai chiesto ti sto chiamando io o mi stai chiamando tu? tutti e due.
a quando da un kebabbaro abbiamo sentito questa orrenda canzone e non capivamo che fosse. e poi è partito un in ogni luogo  in ogni lago e l’abbiamo riconosciuta.
a quando mi hai ripetuto n volte che ho un talento naturale per lavorare nei bar.
a quando, guardando la ragazza più bella che abbia mai frequentato il baretto mi hai detto non ha una briciola del tuo sex appeal.
a tutte le volte che hai detto socrate, gesù ed io che è diventato un modo per prenderti in giro da solo.
a tutte le volte che mi sono sentita i tuoi occhi addosso e quando mi sono voltata mi sono accorta che tu mi stavi guardando.
a quando ho pensato devo tirarmi fuori da questa cosa. e poi ogni volta i tuoi occhi le tue mani e la tua barba sono stati qualcosa di disarmante. e di inevitabile.
a quando ho sedato una rissa tra te e lo spacciatore kosovaro.
alla volta che mi hai detto ci sono troppe persone che sarebbero felici se mi mettessi con te, me compreso. e io non voglio essere felice.
a tutte le notte che ti ho aspettato. e sei arrivato. anche quando non ci speravo più e ti sentivo urlare con la tua ex nel bar chiuso.
alla volta che mi hai detto ti ho visto sul ponte, oggi. e perché non mi hai chiamato? eri così bella non volevo rovinartia tutte le volte che mi hai fatto battute sessuali, che non erano mai volgari.
a quando mi hai detto sono come il santone di roma, che ti dice vieni qui che ti rimetto a posto il karma, e poi ti tromba.
a quando ti ho incontrato con ***. e ti ha dato un fastidio micidiale.
a una sera in cui mi hai detto sei stata l’unica luce in una giornata di merda.
a una mattina in cui stavo andando a incontrare la C per andare al mare, e tu che facevi la spesa con tuo figlio mi hai chiesto portate anche noi?a quando ***  vedendoti ubriaco, mentre io cercavo di farti alzare da terra, ti ha urlato bravo, complimenti, rovina anche lei. e tu hai detto solo no, lei no.
a una notte in cui abbiamo fatto l’amore dopo mesi. ed è stato come tornare a casa.
a un notte in cui abbiamo fatto l’amore dopo più di anno, ed è stato come l’avessimo fatto la sera prima.
a quando ti ho detto sono innamorata di te e piangevo a tendina. e tu mi hai detto solo tu, nel bene e nel male, mi vedi per quel che sono
alle mattine in cui mi sono svegliata con un ho chiamato alle 2.58. alle 4.36. alle 5.20 sul cellulare.
a una notte in cui ti ho raccattato ubriaco di troppa vodka e ti ho fatto bere dell’acqua e sono riuscita calmarti.
a una volta in cui mi sono arrabbiata e te l’ho detto. e tu mi hai chiesto scusa.
a quando parli della piazza come della nostra piazza.
a una notte in cui ti ho sognato in ginocchio in mezzo alla strada, e sono venuta a pranzo da te, il giorno dopo. e ti era successa una cosa bruttissima.
a una notte in cui ho sognato che facevamo l’amore. e dopo poco è successo davvero.
a un pomeriggio a fare la spesa, con tuo figlio e tuo nipote.
a quando mi hai risposto a un messaggio con una citazione de i malcontentia quando ho detto alla psicologa perché io lo vedo per il cazzone che è. e lui la vede per la cazzona che è, mi ha risposto lei.
a una notte in cui ci siamo baciati in ogni angolo del baretto.
a quando tua madre mi ha detto perché non ti prendi cura di mio figlio?
a una sera in cui ti ho detto bisogna meritarsi di accorgersi che le cose mi toccano
a tutte le volte che mi hai visto. che hai visto che stavo male, che ero felice, che ero disperata.
a quando ti ho chiamato dicendo che ero a letto con 39. e tu mi hai chiesto se 39 avesse una moglie di cui dovevamo sbarazzarci.
a quando ti ho mandato un messaggio per dirti che ero svenuta. e tu mi hai chiamato subito e volevi chiudere il locale e venire da me.
a una notte in cui sono scesa con un mio libro, e ti ho detto questo è per te, io lo leggevo a berlino.
a tutte le volte che mi hanno detto ti guarda con gli occhi pieni d’amore. a quando M mi ha detto non lo vedevo così felice e cazzone e allegro da mesi, dopo la notte passata a ballare insieme.
a tutte le volte che ci hanno detto che siamo bellissimi insieme, due disastri, due cazzoni.
a tutte le volte che ti ho portato delle tisane da casa.
a quando ti ho detto che F mi aveva detto tu sei una che non vuole che le rompano i coglioni, perché non ti importa di nulla. e tu mi hai detto serio non ha capito un cazzo di te.
a quanto mi hai fatto il vuoto intorno, perché non volevi che uscissi con nessuno.
a tutte le volte che hai urlato il mio nome. con l’articolo davanti, come una parola unica.
a quando mi chiamavi signorina t, dal nome scritto sul campanello.
a quando mi hai detto non vengo con alcun istinto romantico e poi ti sei addormentato sulla mia pancia, e io ero così felice che mi è venuto da piangere.
a una sera in cui abbiamo ballato nel baretto pieno. e una ragazza mi ha detto di aver capito di noi in quel momento.
a una notte a ballare e baciarci in un locale vuoto.
all’esorcismo, e alla notte in cui abbiamo fatto l’amore contro un muro.
a tutte le volte che ci siamo trovati d’accordo, parlando di libri, di musica, di politica, di cinema, di blog e di persone.
a una volta che mi hai suonato e mi hai detto scendi ti devo dire una cosa. e un secondo dopo stavamo facendo sesso sulle scale.
a tutte le volte che ti ho incontrato per caso, e mi hai svoltato la giornata.
a tutte le volte che ho visto le tue spalle grosse, mentre cucinavi. e a quando sei uscito dalla cucina per chiacchierare con me, con un tortellone crudo in mano.
alla notte in cui mi hai detto guardami il bar mezzora. e mi hai lasciato lì a lavorare.
a quando mi hai scritto stanotte ma come parti?sì torno domenica. allora ci si domenica. a quando stavo per partire per parigi e ho finto che avrei lasciato la città per sempre, e tu mi hai detto ma come è la tua ultima sera qui? ora chiudo il bar e la passiamo insieme. a tutte le volte che mi sono immaginata come potrebbe finire. e non saputo immaginare niente di plausibile, perché non so scrivere il finale di questa storia.
a quando *** ha coniato per te il nome di capitan disastro.
a tutti gli shottini, le caipiroske, le birre e le tisane bevute insieme.
a una bottiglia di becks che avevi in mano una volta che sei arrivato a casa mia. e che è finita rovesciata ovunque.
alla tua pelle, che ha un odore che riconoscerei tra mille.
a una volta che ti ho urlato, mentre uscivi, la sciarpa! e tu mi hai detto tienila tu e io ho perso il conto delle notti che ci ho dormito abbracciata 
a tutte le sigarette fumate. che io non fumo, ma tu ogni volta me ne offri una, in ricordo dei primi tempi, quando pur di star con te, uscivo a fumare.
a una notte a casa di una barista, quando giocare con un gatto rosso era una scusa per tenerci la mano, come due adolescenti.
a tutte le volte che ho riletto i post delle notti passate insieme, e a tutte le volte che ho pianto, di emozione.
a quando mi hanno detto hai negli occhi la luce e la brillantezza di una persona perdutamente innamorata. a una notte passata a dormire abbracciati, scomodi, e stretti su un divano.
a tutte le parole che abbiamo condiviso. ed erano libri, canzoni, post.
alla notte in cui ti ho detto: devo parlarti. e tu prima hai detto ti chiamo, poi mi hai detto dimmelo. ed eravamo su lastrone della piazza e io ti ho guardato, e mi è venuto da piangere. e te l’ho detto, sono innamorata di te, e voglio stare con te.
a tutti i baci che ci siamo dati, mani intrecciate e morsi e lingua e saliva ovunque.
a te, che sai di buono, sempre.
a te, che mi hai cambiato la vita, ed è una cosa così enorme, e bella e indefinibile che non trovo nemmeno le parole.
a te, che sei così tanto amore, che ci vorrebbe una parola nuova per dirlo.

grazie s., sempre.
[questa è una cosa che ho scritto altrove sei mesi fa. non è cambiata una virgola. e sì, è possibile che lui la legga, qui. chi lo sa. è possibile che ci riconosca. ed è possibile che non succeda. ma non cambia nulla, perché prima o poi gli metterò in mano un foglio, con scritte sopra queste cose. e sarò sicura che la leggerà]

plettrude

1 commento: