Ho tante cose da (non) dirti. Sono cose
belle. Ho sempre pensato che dirle, le cose belle, in qualche modo
rovina tutto. Io, per dire, non ho mai detto “ti amo”. Anzi, l'ho
detto, una volta. E mi è sembrato di aver ridotto i baci, i sorrisi,
gli intrecci, tutto, a una semplice frase.
Forse non sono mai stata fatta per
questo. Forse è perché sono timida, e dire le cose superflue non mi
è mai piaciuto.
E quindi non ti dico niente. Io ti
ascolto respirare. Io ti cerco con gli occhi alla stazione, quando
scendo dal treno. O quando arrivi, per me. Io non credo di aver
cercato mai nessuno così, in mezzo alla gente, non credo di essermi
mai sentita quella sensazione strana di mancanza improvvisa che ti
assale mentre cammini per strada, e non credo neanche di aver mai
desiderato di preparare la colazione per qualcuno, ecco. Penso che ho
voglia di svegliarmi con te, penso troppe volte alla parola nostro, santo cielo.
Io ti chiamo per cognome, e continuo ad
avere il tuo numero salvato sul telefono con quel nome stupido, che
fa pensare a una persona che incontri per caso e poi non chiamerai
più.
Io non ti definisco.
Io non riesco a chiamarti “il mio
ragazzo”. Ma solo perché forse è troppo poco.
Ma non ti dirò niente. Anche se io, a
nascondermi, non sono mai stata brava. E forse sembro una ragazzina,
forse me le hai già lette tutte dentro, queste cose, e io non lo so.
Resto così, ora ti sogno da lontano. E ci
guardo come si guardano le bolle di sapone, colorate, leggere.
Una volta, quand'ero piccola, mi hanno
detto che ce ne sono alcune che non scoppiano mai.
yfc
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