giovedì 16 febbraio 2012

#LESTRANECOSE


“Bisogna amarsi molto per suicidarsi”, aveva detto Albert Camus.
“La vita è una sigaretta: brace, cenere e fuoco. Alcuni fumano nervosamente, altri assaporano gli aromi”, scriveva Manuel Machado.
Eppure, tu non sai ancora dare una spiegazione a ciò che senti dentro. Cos’hai? Che c’è? Che vuoi? Dove sei?
Eppure, sai che un qualsiasi luogo per ucciderti andrebbe bene. ma non sai in che luogo andare. qualunque, va bene. ma non casa tua. Non la comprerebbe più nessuno.
Prenderesti un tram. gireresti la città per un’ultima volta senza meta. aspetteresti il crepuscolo o, meglio, la notte. Ti nasconderesti. andresti a morire come un gatto. là dove non ti vede nessuno.
Ci si uccide perché si è stanchi. sopraffatti. Una volta pensavi che mai avresti pensato al suicidio. Son bastati vent’anni o poco meno o, meno probabile, poco più, per distruggere quel dogma. annientarlo.
Vorresti dire qualcosa. vorresti lasciar qualcosa. quei tuoi pensieri vuoti ma che tu sai che son tanto pieni. Vanno solo saputi leggere, interpretati. ma la gente non ha voglia. Ma la gente non può. Il suicidio non è una tua sconfitta, ma una sconfitta della società. E’ lei a perdere. lei, che non sa di essere formata da tanti te. E’ lei a perdere, perché tu te ne vai. E’ lei che rimane. Da ora in avanti, son cazzi di chi rimane.
E te ne esci da quella zona, senza essere mai stato sotto “l’occhio di bue”, né all’interno di un campo visivo.
Te ne andresti così. con un sorriso tirato sul viso. dovuto.
te ne andresti così, perché dentro sei un signore.
te ne andresti felice perché nessuno più, da ora in poi, avrà da parlare di te. Da ora in poi avranno solo ricordi. soliti e, col passar del tempo, noiosi ricordi. Non avrai più da dargli merce fresca per le loro chiacchiere. E sarai, allora, finalmente libero.
 
Alberto

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