mercoledì 15 febbraio 2012

La mia storia è proprio una di quelle storie mai iniziate.

Ci siamo conosciuti per caso sul pullman, durante una gita scolastica alle medie.
Eri grassottello, i capelli scuri e mi piaceva guardarti sorridere: la tua bocca si inclinava leggermente da un lato.
Mi dicevo "mi piace, mi piace, mi piace... Ma non è alla mia altezza", e con presunzione mi accontentavo di spiarlo da lontano.
E quando ci parlavamo raramente ci guardavamo negli occhi, perché entrambi incapaci di sostenere i nostri sguardi.

Eppure andavamo d'accordo, e più gite facevamo, più io e te legavamo.
Non abbiamo mai frequentato le stesse compagnie, né mai ci siamo spediti cartoline durante le vacanze estive, ma quando a scuola c'incontravamo, abbassavamo la testa e ci salutavamo, e parlavamo.

Non sono mai riuscita a capire il perché di cotanta timidezza nei tuoi confronti. Forse perché lo sei anche tu?

Poi abbiamo iniziato il liceo. Stesso istituto, classi differenti.

Io stavo con Lui, quello di cui ti avevo parlato fino allo sfinimento.
Quello che io reputavo alla mia altezza, quello per il quale avrei dato TUTTO.
E tu non hai mai detto "perché Lui e non me?".

Ci siamo persi di vista. Lui era geloso, la sapevamo entrambi.

Gli unici momenti in cui ci era permesso parlare era durante i corsi extra-curricolari, ricordi?
Era come se i viaggi in pullman delle medie non fossero mai terminati.
E tu stavi crescendo, ti allungavi e dimagrivi, mentre io ero sempre la stessa ragazzina castana e bassina.

Venne IL giorno. Tu hai deciso di farmi sapere cosa provavi per me.
Mi hai mandato una canzone-dedica via telefono. Lui l'ha vista. 
Abbiamo litigato. Io e Lui. Tu e lui. Te ed io.

Non ci siamo mai più rivolti la parola. 

Io ho cambiato liceo, mi son fatta un'altra vita, ho avuto altre storie, e mi son autoconvinta che tu non esistessi più.

Son passati gli anni. Ho finito le superiori, e sono una tra le poche fortunate che ha trovato lavoro.
Ed è proprio lì che, facendo pausa sul terrazzo, ti ho visto: alto, magro, coi tuoi capelli scuri e il tuo sorriso particolare, la tua bocca storta.
Abbiamo abbassato la testa diverse volte ogni volta che si siamo incrociati, fino a che hai trovato il coraggio: "Ma tu sei B.?".
"Purtroppo sì. E tu sei M., vero?" rispondo io.
"Purtroppo sì".
"Sei... Cambiato un sacco dall'ultima volta".
...
Sorridevo. Ero felice che tu avessi avuto il coraggio di parlarmi.
Ma pur frequentando gli stessi ambienti, io e te non abbiamo più avuto il coraggio di parlarci.

Se ci siam trovati nella stessa stanza siamo arrossiti. 

Qualche settimana fa mi era stato detto di spostare degli scatoloni. 
"B., aspetta, ti do una mano".
"Grazie! Ce la faccio!".
"Ma figurati, ti aiuto io. Dimmi solo dove devo posarli".
Un piccolo gesto, che ho apprezzato enormemente.

Ci siamo incrociati diverse volte al locale che frequentano tutti di recente, e pur tracannando diversi cocktail a testa, non siamo riusciti a salutarci.

Ti ho chiesto l'amicizia su Facebook, nella speranza che tu facessi il primo passo, ma toccava a me.

Ti ho scritto ieri, e nell'attesa di una tua risposta non ho dormito per l'intera notte.
E questa mattina la risposta è arrivata, l'ho letta ed ho capito che anche tu hai avuto i miei stessi timori: la paura di farti vivo, il timore di infastidirmi, il non sapere come attaccar bottone, perché sì, è sempre difficile chiarire situazioni del genere. E poi mi hai detto che sono timida, e che non sai come rompere il ghiaccio.

Mi è arrivata stamattina, proprio quando in ufficio non c'eri. E quando sei arrivato, mi sono nascosta dietro al pc, come sempre, fingendo di non esistere.
Sei andato a fumare, ti vedo dalla porta-finestra.
Ti guardo e sei bello. 
E non è mai esistito il "non è alla mia altezza", perché abbiamo provato le stesse cose da sempre. E per questo che ti devo delle scuse.
E anche perché non avrò mai il coraggio di dirti che mi piaci. Tocca a te.

B.

2 commenti:

  1. che però potrebbero iniziare <3 e io faccio il tifo per te :3

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  2. Voglio sapere come va a finire!!!!!! :)
    Spero bene, eh!

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