sabato 17 marzo 2012

Il solito

Viva la vita.
Ad Andrea.
Ciao, probabilmente non ti ricordi di me, tra qualche giorno compio 18 anni e la mia ragazza è incinta. Che si fa? Si abortisce. Lei è poco più grande di me, non ci amiamo, almeno credo (in effetti non gliel'ho chiesto), ed è stata sorpresa almeno quanto me di questa notizia. Prendavamo precauzioni? No. Facevamo sesso? Tantissimo. Siamo stati ingenui? No. Dovresti sapere che io sono, ero, sterile. Sono nato con una grave malattia invalidante, di cui non ti dirò il nome, ma ti basti sapere che finora mi sono sottoposto a 23 diversi interventi chirurgici, ho passato circa metà della mia vita, inclusi compleanni, in ospedale. Le cause della malattia sono sconosciute, nessuno sa perchè, percome, perquando. L'unica cosa che si sa è che la malattia è genetica. Nessuno si aspettava una cosa del genere quando sono nato, la prima cosa che hanno fatto è stata portarmi via dalle mani di mia madre e nessuno ha potuto vedermi prima dei 2 mesi di vita. Ma tu l'avresti il coraggio di passare questo fardello a tuo figlio? Avresti mai la coscienza di mettere al mondo un figlio malato? Io non ho nessuno da incolpare per ciò che mi è successo, e francamente non ne sento il bisogno, ma così non sarebbe per lui: lui avrebbe qualcuno da incolpare, eccome se lo avrebbe. No, non si può fare, dobbiamo abortire. Ma non sarà forse che sto rinnegando me stesso? Non concedere ad altri il dono di questa mia vita sarebbe come ammettere che questa mia vita fa schifo. Eppure non è vero, la mia vita non fa schifo, o almeno non è così che la percepisco. Solo ultimamente mi sono reso conto del mio tenore di vita: ho passato gli ultimi 2-3 anni chiuso in casa, senza mai uscire, medie scolastiche stellari come sempre e borse di studio a non finire. Eppure io lo percepivo normale, anzi mi ritenevo pieno di amici e amato dalla gente, io letteralmente provavo quelle emozioni; ma è solo ora, facendo un paragone con ciò che tu hai vissuto, con ciò che gli altri hanno vissuto, che mi trovo costretto ad ammettere, con estremo rammarico, che io sono sempre stata una persona solitaria. Ed ora non mi resta altro che il compianto di questa vita, non posso nemmeno avere la fierezza, come vedo a certi fare, di sventolare in faccia al mondo la propria solitudine mostrando quanto aiuti una persona a maturare e ad accettare se stessa. Non posso farlo perchè non mi sono mai sentito solo, lo ero, ma non potevo sentirlo. Quindi, andrò in giro a dire che la mia vita è stata piena di gioie e solo quando mi chiederanno di raccontarne qualcuna farò scena muta. Quando soffri per tutta la vita le cose piano piano cominciano a scivolarti addosso, quelle che un tempo potevano sembrare accoltellate ben pianificate dal destino ora sembrano pianificate da qualcuno che conosci, ma cosa diavolo vorrà da me questo destino? Ormai abbiamo passato così tanto tempo insieme che senza di lui non saprei come vivere la vita: sei un buon amico e tu lo sai, te ne rendi conto, perciò per una volta posa quel coltello e portami un fiore, io odio i fiori, ma non odio l'intenzione che c'è nel fiore. Ed è bello come io, attraverso la scrittura, stia pompando le mie emozioni. In questo momento, mentre scrivo, non provo nessuna delle emozioni che sto trasmettendo, non sono apatico, è che per me fila tutto come sempre. Ma io non voglio che fili tutto come sempre, la gente piange per queste cose, ma non riesco a piangere, però voglio farlo e allora dirò a tutti che l'ho fatto e se non mi credete leggete, leggete quello che scrivo e ditemi se non ci trovate almeno una sfumatura malinconica. Cazzate, sono tutte cazzate. Io sto bene, ma sono fiero di saper raccontare cazzate. Forse è grazie a queste che ho sempre sentito la vita più leggera; lascio a loro il peso delle mie emozioni purificando il mio corpo. Dell'anima preferisco non parlare, che sia marcia o meno non mi causa problemi. Oserei dire che è la perfetta coinquilina, si insomma, abita dentro di me, ma non sporca, non si lamenta, non fa baccano e paga regolarmente l'affitto: non vuole che il padrone diventi cattivo. Vorrei poter finire questa lettera dicendoti che anche queste sono tutte cazzate, ma credo che infondo tu sappia che non è così. Decidi tu: puoi credermi o non credermi. Non mi interessa.
Finchè morte, o schizofrenia, non ci separi. Tuo Andrea.
P.S. Buon compleanno coglione.

Nessun commento:

Posta un commento