giovedì 12 aprile 2012

Ieri ti ho incontrato per l'ennesima volta

Ieri ti ho incontrato per l'ennesima volta. Questo paese è troppo piccolo per tutti e due. Continuo a incontrare te, i tuoi amici, tua sorella, tua madre, vedo la tua Seicento arancione parcheggiata ad ogni angolo e no, non sono semplici allucinazioni. Sembra che debba finire ad incontrarti sempre, anche e soprattutto quando esco con le mie amiche per qualche locale del centro storico. Dovrei cominciare a considerare quella zona off limits, perché è normale che ti incontro. Tu lì ci vivi. Cazzo, dormiresti con il sacco a pelo in quella piazza, con i tuoi amici, con le tue sigarette. Il fatto è che ormai c'ho l'ansia ogni volta che esco fuori casa al pensiero che ti incontri di nuovo. Ho l'ansia perché se ti incontro mettiamo in scena il solito teatrino, tutti e due. Tu ti avvicini, mi saluti con il tuo solito sorriso, magari mi dai anche due baci sulla guancia e mi chiedi come stai. Io, nel frattempo, mi sento morire dentro, in quel momento avrei soltanto voglia di scappare, di piangere, di voltarmi dall'altra parte e invece mi perdo dentro i tuoi occhi e il tuo sorriso, perché non sono mica cambiati in quattro mesi che non ci frequentiamo più. Io mi sforzo di esser normale, sorrido anch'io, ti dico che va tutto bene, comincio a parlare dell'università, balbetto, dico “Ci vediamo”, ma mento. In realtà, vorrei che non sbucassi ogni volta dal nulla come per ricordarmi che tu ci sei ancora. Non ti voglio pensare, non voglio. E il continuare a vederti, seppur di sfuggita e per pochi minuti non mi aiuta. Perché poi continuerò a pensare a te per tutto il pomeriggio e per tutta la serata e riprenderò a pensare a noi due, a quello che mi dicevi, a come riuscivi a farmi tremare tutta e io ridevo d'imbarazzo perché non ero mica abituata a questi tipi di tremori e quasi mi sorprendevo di esser capace di provarli anch'io. La spontaneità dei gesti. Mi hai insegnato che in amore c'è spontaneità dei gesti, non c'è calcolo, non c'è costruzione. Io, con te, mi sono sentita libera di esser me stessa, di far cadere ogni singolo muro che innalzavo da sempre nei miei rapporti con i ragazzi, tanto da non permettere a nessuno, nessuno di avvicinarsi più di tanto. Mi sono mostrata debole, indifesa, fragile. Troppo fragile, anche per te, forse. Mi hai detto che avevi paura di farmi soffrire, che sei bloccato sentimentalmente, che sono una persona bella, innocente, fragile. E che ero meglio finirla qui, prima che le cose si complicassero. Ma il problema è che per me le cose si erano già complicate da un bel pezzo. Da quando mi hai preso per mano la prima volta, in quel parcheggio e tutte le mie paure, le mie ansie sono come scomparse. Da quando mi hai baciato per la prima volta e quando ho riaperto gli occhi, non riuscivo a smettere di ridere. E tu che mi guardavi un po' confuso, come a dire “Ti faccio ridere io?!” e non riuscivo a smettere di fissare i tuoi occhi che sorridevano e mi guardavano come estasiato, come se non avessi visto mai niente di più bello in vita tua – e diciamolo, non sono certo Miss Italia – e la tua barba. Cristo, la tua barba. Ti preoccupava il fatto che dopo tutta una serata passata a baciarci, il mio viso si fosse un tantino arrossato, stando troppo a contatto con la tua barba ruvida. Ma io ti avrei detto “Continua, fai pure. Con quella barba puoi arrivare dove vuoi”. E poi abbiamo fatto l'amore e per me era la prima volta e l'unica cosa che volevo in quel momento era darti piacere, perché percepivo la tua voglia, la tua bramosia. In quel momento mi volevi, mi cercavi, mi esploravi e io, timidamente, cercavo di fare altrettanto anche se non credo di esserci riuscita come avrei voluto. Non mi hai mai messo pressioni in quel senso, anzi, devo dire che sono stata io che forse, ti ha spinto a voler insistere e andare avanti e questo perché io volevo avere la mia prima volta con te. Te l'ho detto proprio chiaramente. A ripensarci, mi sotterrerei la fossa da sola, ma già tra le tue braccia, nudi, su quel divano, già sentivo che mi stavi sfuggendo, che mi stavi lasciando e io avrei fatto di tutto pur di tenerti ancora più vicino, ancora più ancorato a me. E invece, forse, donandomi il mio corpo non ho fatto altro che chiarirti i dubbi, tanto che il giorno dopo non mi hai quasi rivolto la parola, tranne che le quattro cazzate di rito. Eri lontano, eri distante. Stavi già pensando che era meglio finirla lì. L'ho capito, sai. In fondo per te era soltanto astinenza. Niente di più. Per me era amore. É amore. Credo. O altrimenti non so cos'è. Ho ventiquattro anni e non cos'è l'amore. Ma grazie a te ho potuto almeno intravederlo. E adesso sto male. E mi manchi e ti scrivo queste parole, ma in realtà sto scrivendo a me stessa perché so che non avrò mai il coraggio di chiederti di ripensarci, di tornare, di riprovarci. Tu sarai già andato avanti a questo punto.

3 commenti:

  1. devi assolutamente parlarci altrimenti non sarà mai veramente finita

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  2. forza.
    l'amore non corrisposto è struttura, esperienza, spalle quadrate.
    forza!
    un abbraccio

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  3. Bloccato sentimentalmente vuol dire solo che non riesce ad amarti come tu ami lui. Non è un amore contraccambiato. Dire voltare pagina è troppo facile dal farlo veramente. Sarebbe bello poterti dire che tornerà. Quando gli uomini si sentono amati troppo e ne sono talmente sicuri che se ne approfittano, piano piano sistufano e cercano la novità! e ritornano solo quando si sentono soli.
    Se fosse vero amore non ti lascerebbe andare via e farebbe il pazzo per riaverti!!! Spero solo che magari mi sbaglio e che ritorni dicendoti che ti ama e che ha sbagliato tutto. Noi donne lo speriamo sempre.

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