Quindici
giorni, e mi chiedo perché i tuoi occhi mi abbiano stregato, perché mi
sia sentita come una fottuta adolescente timida, perché sia stato più
semplice ritrovarsi avvinghiati da ubriachi che parlarsi da sobri.
Quindici
giorni, e per fortuna siamo riusciti a trovare il coraggio di
riprendere da dove eravamo rimasti dopo una serata troppo alcolica e di
andare avanti.
Niente di serio, niente di serio. Ripetimelo come un mantra, ne ho seriamente bisogno.
Anche
perché quindici giorni non sono stati neanche lontanamente abbastanza
per capire quale abisso nero si nasconde dietro i tuoi occhi scuri. E so
che non me ne parlerai mai, se ho iniziato davvero a capirci qualcosa
di te.
Quindici giorni, e mi invidi da morire perché ho sempre
un biglietto per l'altra parte dell'Italia pronto sulla scrivania.
Vorresti fuggire, e non puoi. Io vorrei restare, e non posso. Ci vedremo
dio sa quando, e forse non dovrei neanche pensarti così tanto.
Però
continuo ad ascoltare la musica delle nostre notti insonni, di baci
rubati nel tempo che ci siamo ritagliati tra un crepuscolo e un'alba, di
conversazioni su film durate ore, e cerco di andare avanti. Per la mia
sanità mentale, e forse anche per la tua.
Ciao, cavaliere dell'Apocalisse.
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