mercoledì 4 dicembre 2013

La tua assenza che uccide.

Sono passati più di 5 mesi dall’ultima volta che ti ho visto, la volta in cui
mi hai lasciata, così, senza un motivo vero, reale, senza un motivo che potessi
accettare. Sono passati più di 5 mesi da quel giorno maledetto, quel giorno in
cui hai preso il mio cuore e l’hai frantumato in pezzi così piccoli, che
tuttora stento a ricomporlo, quel giorno in cui mi hai fatto piangere come una
bambina, mentre il rimmel scendeva sulle guance quasi bruciandomi, quel giorno
in cui mi sono odiata per essermi mostrata così fragile ai tuoi glaciali e
irriconoscibili. Eppure è noto, tutte le cose belle finiscono, ma, chissà come
mai, avevo creduto che per noi due potesse essere diverso, avevo creduto che la
cosa migliore che mi fosse capitata nella vita non mi avrebbe mai abbandonata.
Sbagliavo, hai illuminato le mie giornate per soli due mesi, i due mesi più
entusiasmanti che abbia mai vissuto, i due mesi che non cambierei con nulla al
mondo, pensa che stupida! Mentre mi prendevi in giro, io mi innamoravo di te,
imparando ad amarti, per quanto non volessi ammetterlo a me stessa. Ecco,
domani è il mio compleanno, un giorno che immaginavo avremmo trascorso insieme,
magari davanti a una torta, di fronte a un tramonto, sul lungotevere, in
macchina, sotto la pioggia scrosciante, per strada, o da qualsiasi altra parte,
ma comunque insieme. Invece no, ci sono io qui, sola, che ancora non riesco a
farmene una ragione, perché una ragione non c’è, e non sei neppure stato bravo
a inventarla. Dopo domani sarebbero stati 8 mesi passati ad imparare l’uno dall’
altra, a crescere insieme, invece no, odio dover parlare al condizionale
passato, e odio te per averci dato una scadenza tanto breve, ti detesto. Fra
una settimana è il tuo di compleanno, e tutte queste ricorrenze così vicine
sembrano volermi dire che non ho scampo, che ancora non posso liberarmi di te,
del tuo dolce ricordo mentre mi stringi, mentre mi accarezzi il viso, mentre mi
sfiori delicato il sedere, e, sentendo le mutandine sotto la gonna, mi guardi
malizioso, mentre mi fai coraggio, mentre mi riempi di parole tenere e di
attenzioni. Non posso liberarmi di te e non voglio, ci ho provato ma non è
servito, ho tentato ma non è bastato. Sei qui, sei ovunque mi giri, nella
bambola di pezza sopra alla mensola, quella che ho trovato nell’uovo di Pasqua
che mi regalasti, sei nelle parole che scrivo, nelle cose che dico, nei
pensieri che faccio, sei sullo schermo del pc cristallizzato sul tuo profilo
fb, sei nei miei sogni la notte, sul mio cellulare quando torno alle nostre
conversazioni, nel rossetto che passo sulle labbra quando esco, quello con cui
ti macchiai la felpa, sei sulla mia pelle che ancora ti cerca, nei miei occhi
che vogliono incontrarti, nel vestito nero che ti piaceva tanto, sei negli
smiles di whatsapp che mi inviavi solo tu, nella canzone passata in radio quel
giorno in pizzeria, sei negli occhiali da sole che ho comprato con te, nella
biblioteca in cui studiavamo e nella pasticceria dove facemmo colazione quella
mattina . Sei la mia mancanza, la mia incompletezza, la mia assenza. Sei il
Natale che quest’anno non arriverà, i 21 anni che domani non vorrò sentirmi
addosso, la tristezza che non passa, il “ti amo” che non (ti) ho mai detto, l’
amore che non ho mai fatto, Firenze che non abbiamo mai visitato. Sei in tutte
le smart rosse che freneticamente passano per le vie di Roma e in cui io ancora
cerco la tua targa, sei nelle volanti dei Carabinieri che vedo in giro, nel
poster dell’esercito italiano attaccato in camera di mio fratello, ma
soprattutto sei dentro di me e non te ne vai. Resti lì, rannicchiato in quell’
angolo del mio cuore ferito che non vuole saperne di riaversi. Mi manchi così
tanto che vorrei urlartelo in faccia con tutta la rabbia che ho coltivato in
questi mesi, vorrei gridarlo ad un telefono che non avrò mai il coraggio di
prendere in mano o scriverlo in un messaggio che non meriti. Insomma vorrei
fartelo sapere in qualche modo, vorrei dirti che hai recitato così bene che ho
creduto a tutte le tue parole, al bene che mi dimostravi, alla accortezze che
avevi, e c’ho creduto così tanto che in fondo, anzi, neanche troppo in fondo,
io ti ho già perdonato tutto. C’ho creduto così tanto che tuttora mi aggrappo
disperatamente ai ricordi, all’idea che sei troppo orgoglioso per rifarti vivo,
mi aggrappo alla convinzione che ogni tanto anche tu mi pensi ancora, ma fa
male. Fa male fingere davanti agli altri che sei storia vecchia, che ormai puoi
fare ciò che vuoi, che di te non mi importa più, fa male uscire ogni giorno
indossando questa corazza che mi sono costruita per resistere, una corazza che
si incrina appena passo sotto casa tua, che si incrina di fronte all’
eventualità di poterti incontrare. E così immagino che prima o poi avverrà, che
prima o poi riscriverai ai miei amici di vedersi “tutti insieme” come hai fatto
qualche settimana fa, così avrò altri castelli da montare in aria, altre
illusioni in cui annegare e, fra me e me, giocherò a fare la dura di fronte al
tuo sguardo, mentre sentirò dentro al cuore finalmente sciogliersi la neve,
mentre sentirò finalmente il disgelo. Ogni giorno mi guardo allo specchio
persuadendomi di essere diversa, convincendomi di non essere più la ragazza
sprovveduta e sognante di quasi sei mesi fa, ma la verità è che non mi basta
aver cambiato colore di capelli, essere passata da un biondo platino a un rosso
fuoco, aver perso 6 chili, ogni giorno cammino sentendomi il tuo fantasma
addosso, quel fantasma che odio ma che vorrei stringere e catturare per me, una
volta e per sempre! Mi manchi e non smetterò mai di ripeterlo. Qualsiasi gesto,
qualsiasi odore, qualsiasi cosa mi riporta a te, a noi, a quello che eravamo, o
almeno a quello che eravamo per me, anzi a quello che tu mi hai fatto credere
che fossimo. Domani è il mio 21esimo compleanno e non lo passerò con te,
neppure te ne ricorderai, non riceverò i tuoi auguri e in fondo so che è meglio
così, preferisco averti lasciato qualcosa, quel qualcosa che almeno ti porti a
credere che sarà opportuno non scrivermi, non voglio essere come una delle
tante persone con cui ti fai sentire in questa giornata per mera cordialità.
Domani è il mio compleanno e tu non ci sarai, eppure sei qui, a 1 km da casa
mia, non sai quant’è frustrante saperti così vicino e così distante. Domani è
il mio compleanno e io sono qui a pianificare di venire nella tua facoltà
lunedì prossimo, solo per rivederti, per vederti ancora una volta e vedere come
te la passi dopo di me, tanto so benissimo che non lo farò. Stasera a
mezzanotte sarò con Vale, lei che mi ritira su, lei che mi sopporta e supporta,
comprerò un pacchetto di sigarette per iniziare questo nuovo anno di vita, un
anno che sento gravare su di me come se fossi vecchia, quasi che in quelle
maledette Wiston Blue possa rintracciare una parte di te, anzi, quasi per
fartelo apposta, apposta a te, che tanto odiavi il fumo. Non è vero, le compro
per farmi del male, quel male che mi faccio da più di 5 mesi, come se volessi
punirmi per non essere riuscita a portare a termine l’unica cosa veramente
importante che mi è successa, il nostro rapporto. Fumo a tempo perso, così per
illudermi di riuscire ad alleviare la sofferenza che mi hai causato. Sai, non
piango più o quasi, penso di aver esaurito anche le lacrime nei primi due mesi
della tua assenza, quando, accasciata sul letto, non avevo neppure la forza di
uscire, quando rifiutavo di truccarmi, perché avrei dovuto? O meglio, per chi?
Tutto quello che potevo avere lo avevo già perso. Ho provato a distruggermi, ma
non ci sono riuscita e non so se è stato un bene, non so se è stato un bene
visto che, dopo tutto questo tempo, sono ancora qui a cercarti disperatamente,
a fregarmene di qualsiasi altro ragazzo perché è solo te che desidero. Domani è
il mio compleanno e so che il regalo che vorrei non lo riceverò, so che non si
può comprare, so che non è più come quando ero bambina, quando piangevo mesi
per quella bambola che poi finalmente mi regalavano. Quello che io vorrei
domani sei tu, sei proprio tu, con le tue insicurezze, con la tua passione per
la legalità, col tuo metro e 92 di esagerata dolcezza, con i tuoi profondi
occhi verdi che mi scrutano curiosi,  con la tua timidezza, anzi, con la tua
eccessiva riservatezza, come dicevi tu. Quello che io vorrei domani è almeno un
tuo messaggio, un messaggio in cui metti da parte l’orgoglio, in cui mi dici
che in fondo un po’ ti manco anch’io, che potremmo ricominciare, che potremmo
avere un’altra occasione. Quello che io vorrei domani non lo avrò, devo
mettermi l’anima in pace. Questa è la mia vita di merda, quella in cui non
incontro nessuno, e, se lo incontro, il destino me lo porta via, quella in cui
non riesco a sbattermene di tutto, quella in cui gli ex non tornano, questo non
è un film, non è l’esistenza degli altri, questa è la mia di vita, di merda,
per l’appunto. E potrò comprare tutte le scarpe e le borse del mondo, potrò
andare a Parigi e avere il nuovo Iphone, ma non è questa la felicità, non
quella che voglio, la felicità è io e te su quella panchina mentre mi fai
conoscere il tuo cane. Mi manchi da morire. No, non è vero, “che non si muore
per amore è una gran bella verità” diceva Battisti, io infatti respiro ancora,
respiro purtroppo, ma sono morta dentro. A mezzanotte è il mio compleanno,
spegnerò 21 candeline e so che nel profondo festeggerò l’averti perso, il non
averti lasciato un ricordo che valesse davvero la pena di custodire e
difendere, ma soprattutto festeggerò la mia testarda inettitudine nel
dimenticarti, come potrei? Come ci si dimentica di chi un tempo ci ha salvato?
Mi manchi. Mi manchi, ancora e nonostante tutto.