giovedì 19 luglio 2012

Perché vai via.

Stanotte ho fatto uno sforzo immenso per non scriverti. Per non dirti tutto quel che penso e farmi capire, farti restare e farmi sembrare una persona piacevole, con cui fare tutte quelle cose che avevamo intenzione di fare. Mi si è stretto la pancia, il cuore, la gola, il mondo. Volevo scappare, con te, da te, per te.
Tapparmi le orecchie per non sentire tutte le cose orribili che mi hai detto, tapparmi gli occhi per non vedere davanti a me i tuoi occhi che mi guardano forte.
Non so più piangere, non so più respirare. Mi sembra inconcepibile l'idea di svegliarmi e non poterti toccare, mi sembra inconcepibile che tutti quei progetti che abbiamo fatto li hai buttati al vento, non posso credere che comincerò a vivere senza di te, come prima d'averti conosciuto, non posso credere che i tuoi ricordi diventeranno qualcosa da evitare, non posso credere che passerai.
Avevamo così tanto e tu hai rovinato tutto per sempre.

Perché non puoi restare? Perché non puoi essere instabile insieme a me? Perché non mi hai mai dato la possibilità di capire i tuoi dolori ed i tuoi problemi? Perché ero sempre troppo vicina ma non ti toccavo mai?

Come faccio, io.
Come faccio.

venerdì 13 luglio 2012

È passato quasi un anno


E' passato quasi un anno.
Un anno che quasi un anno fa, ho immaginato diverso. Pieno di vita, di cose da fare, di amore, di rivincita.
L'unica cosa che sono riuscita a fare è essere me stessa. Finora non ha portato buoni risultati.
La semplicità che mi contraddistingue non mi rende la vita facile.
La sognatrice la vince sempre sulla cinica. La pasticciona ha la meglio sulla sensuale. La timida sulla determinata.
Ho la speciale capacità di scegliere sempre quello sbagliato al momento giusto. E una volta è depresso, un'altra volta distratto, poi solitario, gay, all'estero e intraprendente solo a letto.
Sulla tristezza e la delusione dell'ennesimo obiettivo sbagliato, la rabbia con me stessa. Non ho mantenuto la promessa.
E' bastato un sorriso per sgretolare tutto, come candelotti di dinamite sotto un ponte di ramoscelli.
Sarà l'impossibilità a renderti così attraente? Così desiderabile? Così dannamente vicino a come ho sempre immaginato l'uomo per cui avrei potuto perdere la testa?
La realtà è una. Sei suo. Per scelta. Per la legge. Per tutti. E l'uso del plurale che fai. Siamo. Abbiamo. Potrei descrivere fin nei più minuti particolari, le sensazioni che può dare una pistolettata.
Io l'affronto nel quotidiano ma quant'è facile scivolare tornando a casa sotto la pioggia.
I tuoi occhi, ora azzurri ora verdi. I capelli. Vaporosi. Mi sembra quasi di poterli sentire, morbidi.
Le sfumature di rosso fra la barba.
Tutte quelle lentiggini. Così tonde. Così disordinate. Ma quante sono?
A dire quante volte mi sono immaginata sdraiata su di te a contarle, ci impiegherei un altro anno.

Cara Tu

Cara Tu,
ti scrivo questa lettera ma sarà inutile. So già che non avrò il coraggio di inviartela mai, perché tra di noi si è innalzato un muro fatto d’orgoglio, orgoglio che nessuna delle due vuole togliere, e toglierà mai.
E proprio perché questa lettera non ti arriverà, ti scrivo che mi manchi, mi manchi tanto; mi manca l’amica che eri per me, l’amica che c’era sempre per me, che rideva con me e piangeva con me. L’amica per cui avrei fatto di tutto.
Mi manchi e ancora mi chiedo cosa ho sbagliato e dove, per perderti cosi, per non trovarti più al mio fianco quando, in tutto questo tempo, volevo e avevo bisogno solo di un tuo abbraccio, per affrontare tutte le difficoltà che la vita mi ha riservato.
E una risposta non l’ho ancora trovata.
Ho provato a darti le colpe, un po’ tutte, e per un po’ ha anche funzionato e anche ora qualche volta funziona; ma poi crollo, come un castello di carte sprofondo giù e quello che sento è che mi manchi tanto.
In questi anni ho provato a chiudere la tua ferita, ho provato a cercare qualcun altro che prendesse il tuo posto, ma credimi se ti dico che è tutto inutile.
Per te avrei fatto di tutto, e tu lo sapevi, ma ora... Ora non riesco a farlo più con nessuno, ora non riesco ad amare più nessuno come ho amato te, e non riesco per paura di riprovare lo stesso dolore che ho provato quando tra di noi è finito tutto.
Eppure, la parte più razionale di me, sa che tu m’hai rovinato, che m’hai trattato male ingiustamente e m’hai ferito e deluso, che non sei più quella di un tempo, quella che m’ha conquistato il cuore; spero sempre – però - che un giorno toglierai la corazza che ti sei costruita e lascerai libera la bellissima persona che un tempo, io, ho conosciuto.
Spero sempre che un tempo ci sia di nuovo, per noi, per poter tornare unite come prima, splendenti come stelle.
Ma per ora continuo solo a chiedermi, perché?
Perché è finita cosi?
Perché ti sei comportata in quel modo?
Perché m’hai abbandonata?
E una risposta non c’è, e non riuscirò a trovarla mai, forse...”

domenica 8 luglio 2012

Torno a casa

Torno a casa tra un mese.
Me ne sono accorta oggi, mentre tentavo di organizzare le settimane che mi rimangono a disposizione con tutto quello che voglio fare prima di andarmene.
Non ho potuto fare a meno di pensare a te per un attimo, rendendomi conto a malincuore che sarai un altro rimpianto con cui dovrò fare i conti. Mi ha fatto un po' male, lo confesso, ma probabilmente con il tempo e la distanza ci farò l'abitudine.

Per un attimo ho ripensato a quando sono arrivata qui, poco più di un anno fa, carica di bagagli, sogni e speranze. E' stato allora che ci siamo incontrati io e te.
Io ero arrivata da pochi giorni, tu pure. Complice una cena con amici appena conosciuti, ci siamo trovati seduti allo stesso tavolo, uno di fronte all'altro. Mi sento sempre in imbarazzo con le persone che non conosco, non so cosa dire e per paura di restare in silenzio finisco per parlare troppo o per dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. Quella sera però non è successo. E io non mi so ancora spiegare come sia stato possibile.
Probabilmente sei stato te, con quell'aria un po' timida e stralunata. Temevo di essermi cacciata in un'altra situazione imbarazzante, invece non abbiamo fatto altro che parlare per tutta la cena. Abbiamo riso della nostra totale incapacità di parlare una nuova lingua, discusso delle difficoltà burocratiche legate al trasferirsi in un nuovo paese, parlato dei nostri studi, giocato a biliardino, vinto svariate partite (proprio noi, che in due non facevamo un giocatore decente), riso, bevuto, scherzato. Per la prima volta da quando ero arrivata, ho pensato che ero felice e che ero nel posto giusto.
Ci siamo rivisti un'altra volta, per caso, poco tempo dopo. Abbiamo parlato di nuovo, per un attimo ho avuto paura di essere invadente, ma tu non te ne sei andato. Quando mi hai salutato mi hai detto "tanto ci rivediamo, io e te." Ti ho risposto sorridendo che si, mi avrebbe fatto piacere. E il bello era che ci credevo davvero. Ero sicura che mi avresti cercata, che avresti fatto qualcosa per rivedermi, che ci saremmo visti ancora.
La verità è che no, non è successo. E io aspettato una settimana, due, un mese, due mesi, tre mesi. Ho provato a darti occasioni, a renderti le cose facili, ma tu non hai fatto niente e io ho aspettato ancora. Poi mi sono sentita stupida. Stupida per averci creduto, stupida per aver pensato che a uno come te potesse interessare una come me, stupida per essermi illusa un'altra volta.

E' passato quasi un anno ormai, ti penso sempre meno e probabilmente arriverà a breve il giorno in cui smetterò di farlo, ma stanotte ascoltavo una canzone che mi ha ricordato quella sera e ho voluto immaginare come sarebbe andata se mi avessi cercato, se ci fossimo visti ancora. Chissà, magari adesso saremmo qui insieme a decidere cosa fare di queste ultime settimane.
La canzone è finita, sono tornata alla realtà. E la realtà è che non si può vivere aggrappati a qualcosa che non esiste.